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Anti­le­gio­nella

Una corretta proget­ta­zione degli impianti, l’at­tua­zione di proce­dure di manu­ten­zione e controllo e l’im­ple­men­ta­zione di misure di conte­ni­mento di tipo chimico o fisico sono elementi neces­sari per poter mante­nere sotto controllo l’even­tuale sviluppo di Legio­nella negli impianti idrici.
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SICU­REZZA

Cono­scere la Legio­nella

La Legio­nella è un batterio aerobio che vive nell’acqua e di cui sono state iden­ti­fi­cate più di 50 specie. La specie più peri­co­losa, a cui sono stati colle­gati circa il 90% dei casi d’in­fe­zione, è la Legio­nella Pneu­mo­phila. Legio­nella è un batterio ubiqui­tario che si ritrova in tutti gli ambienti acqua­tici natu­rali (sorgenti, comprese quelle termali, fiumi, laghi, etc.) e arti­fi­ciali (condotte di distri­bu­zione degli acque­dotti citta­dini, impianti idrici negli edifici, serbatoi, fontane, piscine etc.). Il rischio per l’uomo si mani­festa quando dagli ambienti acqua­tici natu­rali la Legio­nella riesce a pene­trare all’in­terno di quelli arti­fi­ciali (impianti idrici all’in­terno degli edifici) dove in genere si ritro­vano condi­zioni impian­ti­stiche tali da favo­rirne la ricre­scita fino a concen­tra­zioni peri­co­lose per la salute umana. Il batterio della Legio­nella Pneu­mo­phila è stato iden­ti­fi­cato per la prima volta all’in­terno di un impianto di condi­zio­na­mento: questo evento ha indotto i tecnici a rite­nere erro­nea­mente che gli impianti di condi­zio­na­mento – e in parti­co­lare i sistemi di umidi­fi­ca­zione a loro supporto – fossero i più peri­co­losi. Per oltre vent’anni, quindi, l’at­ten­zione della comunità scien­ti­fica e dei tecnici si è foca­liz­zata perlopiù su questi impianti. Oggi­giorno si ritiene che i sistemi di distri­bu­zione dell’acqua calda sani­taria, soprat­tutto centra­liz­zati, siano quelli maggior­mente impli­cati nei casi di Legio­nel­losi. Non bisogna però sotto­va­lu­tare il fatto che esistono molte altre tipo­logie di circuiti idrici a rischio conta­mi­na­zione: i sistemi di umidi­fi­ca­zione, le torri evapo­ra­tive, le fontane orna­men­tali, le piscine, i riuniti per dentisti, le vasche idro­mas­saggio e, in linea di prin­cipio, ogni impianto idrico da cui vi sia la possi­bilità di gene­rare e disper­dere in ambiente un aerosol.

Preven­zione e controllo

Il docu­mento “Linee guida per la preven­zione e il controllo della Legio­nel­losi” è stato pubbli­cato nel maggio del 2015 dal Mini­stero della Salute e aggiorna le prece­denti versioni del 2000 e del 2005. Questo docu­mento, completo e arti­co­lato, è oggi un punto di rife­ri­mento per tutti gli opera­tori del settore: respon­sa­bili delle strut­ture, diret­tori sani­tari, medici, aziende sani­tarie, uffici tecnici, consu­lenti e studi di proget­ta­zione, manu­ten­tori e instal­la­tori. Tutte queste figure sono chia­mate a vario titolo a confron­tarsi con il problema della Legio­nella all’in­terno degli impianti idrici e con la necessità di ridurre al minimo i rischi di infe­zione.
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Dove si nasconde il rischio Legio­nella?

Impianti di distri­bu­zione acqua calda e fredda sani­taria

Gli impianti di distri­bu­zione acqua calda sani­taria sono gene­ral­mente più soggetti al rischio Legio­nella rispetto a quelli di acqua fredda, perché l’in­ter­vallo di tempe­ra­tura tra 25° e 45°C risulta essere il più favo­re­vole per la soprav­vi­venza e la molti­pli­ca­zione della Legio­nella in acqua. La tempe­ra­tura dell’acqua, tuttavia, non è il solo fattore di rischio: anche incro­sta­zioni (calcare) e corro­sioni, se presenti, favo­ri­scono la molti­pli­ca­zione di questo micror­ga­nismo.
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